Fiabe e leggende scozzesi

Il Canto delle Scogliere

Non fatevi ingannare dalle apparenze. Sotto un abito povero può nascondersi un cuore ricco.”

Esiste una terra in nord Europa, sferzata dal vento, tra scogliere a picco sul mare e dolci brughiere coperte di erica, dove da secoli si tramandano fiabe e leggende antiche. Quella terra è la Scozia, la terra delle cornamuse, del Piccolo popolo e di William Wallace.

Titolo: Il Canto delle Scogliere

Casa editrice: Franco Cosimo Panini

Anno di pubblicazione: 2014

Guardando distrattamente tra gli scaffali di una libreria, ho notato questo volume: il titolo e la copertina mi avevano già catturato e non ho avuto nessuna esitazione nell’compiere l’acquisto (la ragazza alla cassa mi disse se desideravo la confezione regalo, forse pensava lo avessi preso per un compleanno per qualche bambino, come se un adulto non potesse leggere questo genere di libri, anzi, sono proprio gli adulti che avrebbero bisogno di certe letture, per riscoprire quella fantasia perduta che una volta animava i loro cuori e le loro menti!). Una sera, alcuni giorni dopo averlo preso, mi sono messo comodo e mi sono immerso nella sua lettura; sono raccolte dieci fiabe in tutto, provenienti dall’immaginario scozzese e ognuna è illustrata da un autore diverso (i disegni sono molto belli). Come ogni fiaba che si rispetti, realtà e fantasia vivono a braccetto, s’incontrano e scontrano: gli uomini intrecciano le loro vite con quelle dei folletti, delle fate e degli elfi, il Piccolo Popolo appunto; vizi e virtù del genere umano sono qui rappresentati in ogni loro sfaccettatura. La prima fiaba ha per protagonista un pover’uomo intento a recarsi al mercato del paese per spendere quel poco che ha guadagnato col lavoro di una giornata; in un bosco s’imbatte in un gruppo di folletti che festeggia la nascita di un piccolo della loro specie, ma la madre non ha niente con cui proteggerlo dal freddo e piange disperata. Allora l’uomo, mosso a pietà, gli dona un plaid, forse l’unico bene in suo possesso e scappa via. Giunto al mercato compra una pecorella che si rivelerà un ottimo affare, dato che questa partorirà tante piccole pecorelle da renderlo tanto ricco. Questa prima fiaba vuole farci capire che i folletti non sono sempre avvezzi a dispetti nei confronti degli uomini, ma sanno anche essere generosi con chi se lo merita.

Ma sfidare la sorte può essere controproducente, come nella fiaba del suonatore di cornamusa: un abile musicista, tronfio del proprio talento musicale s’inoltra in una grotta per sfidare il Piccolo Popolo che la abita, come ne uscirà? Queste prime due fiabe fungono da ammonimento contro l’arroganza e la superbia, come se, a volte, superare i propri limiti porti a strade pericolose e senza ritorno. C’è invece un’altra fiaba che ci fa comprendere come la forza muscolare, quella bruta per intenderci, non necessariamente è sinonimo d’intelligenza (non lo è mai in realtà): qui abbiamo a che fare con dei giganti, stupidi giganti, la cui forza è sfruttata dall’astuzia di un anziano che riesce a liberare un enorme terreno da macigni che ne impediscono l’aratura. L’anziano propone loro una gara di tiro di sassi, chi farà il tiro più lungo vincerà e così  facendo, il terreno è sgombro e pronto per essere utilizzato per la semina. La stupidità dei giganti ricorda un po’ la figura del ciclope Polifemo, la sua forza non gli ha impedito di essere accecato e di essere tratto in inganno dall’astuzia di Odisseo che gli dirà di chiamarsi Nessuno. Insomma, il cervello batte i muscoli. Continuando la lettura non mancheranno momenti divertenti, in particolare nella fiaba del berretto blu, che vede protagonista un barcaiolo leggermente sfortunato e che rischierà di fare una brutta fine. Stessa disavventura vedrà protagonista una giovane fanciulla che dovrà vedersela con leggendario e mostruoso Cavallo d’Acqua.

Non solo fortuna e astuzia, anche un sentimento nobile come l’amore può prevalere sulle forze sovrannaturali e portare felicità eterna: è il caso di una ragazza e di un principe che dovranno vedersela con una regina elfica (non è specificato nella fiaba se si tratti di un elfo, ma la descrizione lo lascia presupporre). Insomma, per chi volesse starsene in compagnia della propria compagna o compagno, con i propri figli, con la tivù spenta e i cellulari staccati, Il Canto delle Scogliere è un ottimo libro per sognare e immaginare a occhi aperti, lontano dalle notizie tristi che, purtroppo, sentiamo quotidianamente. Facilmente reperibile in libreria, ordinabile anche online, sono sicuro che vi farebbe piacere leggerlo…quasi dimenticavo, alla fine c’è un piccolo giochino dal titolo “Indovina la Rima”, divertente e piacevole…

A presto!

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