
In questo nuovo articolo non parlerò di libri ma di un film. Perché? Semplicemente perché il cinema mondiale è pieno di capolavori che pochi conoscono e al pari dei libri, quando sono fatti bene ci mostrano uno spaccato di mondo e di umanità che vale la pena approfondire; questo non sarà, l’unico articolo in cui vi parlerò di pellicole cinematografiche. L’altra sera ho scovato sulla piattaforma Disney+ (la tv generalista offre be poco oramai, per non dire nulla), un titolo: “La vita nascosta”. Incuriosito, sono andato a leggere la trama e ho deciso di buttarmi a capofitto nella sua visione; dico a capofitto perché dura ben tre ore! Un tempo che potrebbe scoraggiare chi non è abituato a film impegnativi. La regia è di Terrence Malick.

La pellicola è stata prodotta in Germania e Stati Uniti e girato tra Bressanone, Brunico e Sappada. Il film, basato su fatti realmente accaduti durante la seconda guerra mondiale, parla di Franz Jägerstätter, un obiettore di coscienza austriaco che si rifiutò di giurare fedeltà ad Hitler. Franz conduce una vita tranquilla mandando avanti la fattoria di famiglia insieme a sua moglie dalla quale ha avuto tre splendide figlie. È un’esistenza pacifica la sua, divisa tra lavoro, amici, l’incanto dei boschi e delle colline e la pace del piccolo villaggio dove vive. Ma tutto cambierà tragicamente: la disfatta della Germania alla fine del primo conflitto mondiale e le pesantissime sanzioni economiche, saranno alla base dell’avvento del nazismo che cancellerà la libertà e la democrazia; la guerra lampo profetizzata da Hitler, con la rapida conquista della Francia, vedrà arruolato lo stesso Franz che però, alla fine, tornerà presto alla sua fattoria e da sua moglie. Ma gli eventi storici prenderanno una piega ben diversa: l’operazione Barbarossa, ovvero l’invasione dell’Unione Sovietica, richiamerà molti soldati che dovranno ripartire ben ingrossare le fila dell’esercito tedesco. Ma Franz si rifiuta, la sua profonda fede cattolica lo induce a mettersi una mano sulla coscienza e a non partire, disertando. La sua avversione al nazismo è nota tra i suoi compaesani, che cominciano schernirlo e insultarlo; lo stesso sindaco, in un delirio di parole a vanvera e disumane, cerca di convincerlo a cambiare idea, inutilmente. La vicenda prenderà una brutta piega quando Franz sarà arrestato, processato e condannato a morte per alto tradimento. La moglie farà di tutto per salvargli la vita, il suo avvocato gli propone di abiurare le sue idee e di servire in un ospedale militare ma questo comporterebbe giurare sempre fedeltà a Hitler e questo non è accettabile. Anche di fronte alla morte, egli sarà irremovibile nel difendere le sue idee e la sua libertà di coscienza, in un tragico periodo storico dove la ragione umana naufragò malamente e dove i deliri e le follie di un singolo al potere hanno annichilito un’intera popolazione e provocato in cinque anni oltre sessata milioni di morti, il tutto perché era stato stabilito che i tedeschi erano una “razza pura”, e tutte le altre popolazioni, ebrei in testa, dovevano essere annientate. L’esempio di questo contadino, che ha avuto il coraggio di mettersi una mano sul cuore e di seguire la sua coscienza, ci insegna che la libertà di pensiero e l’amore sconfinato per la giustizia possono cambiare gli eventi, aiutano ad abbattere le tirannie, là dove tutti vanno avanti come greggi picchiate dal pastore, le “pecore nere” ragionano con la loro testa e affrontano con coraggio e determinazione il loro destino. Lo vediamo anche dall’atteggiamento degli abitanti del villaggio che si vede nel film: la moglie di Franz, quando il marito è in carcere, è lasciata sola, nessuno l’aiuta nel lavoro ed anzi, viene insultata e malmenata. Solo l’amore profondo per le figlie e il marito le danno il coraggio di andare avanti. Gli eventi hanno poi dato ragione a chi, con coraggio, si è opposto alle barbarie naziste. Franz è stato beatificato nel 2007, e la storia ha reso giustizia a quest’uomo che per anni era stato dimenticato. Il film merita di essere visto nelle scuole, ha una carica emotiva forte, commuove e dà l’idea di com’è facile perdere lucidità e ragione quando sono altri a decidere per noi, a decidere cosa è giusto e cosa non lo è. Perché certe tragedie non si ripetano più, è necessario coltivare la memoria di ciò che è stato, per far sì che non si ripetano mai più conflitti che hanno stravolto il mondo. La libertà non sopporta catene, per questo è importante saper coltivare la libertà, seme prezioso che dà luce all’albero della vita e del mondo.