Il caldo soffocante è ormai giunto e cosa c’è di meglio di un buon libro ambientato nel “fresco” Egitto? Nell’articolo precedente (vi allego qui il link: https://raccontiribelli.wordpress.com/2022/05/12/una-localita-misteriosa/ ), ci eravamo lasciati con i fratelli Covenant e Rick, in procinto di raggiungere la magnifica terra dei faraoni.
Esiste un’opera poco conosciuta del famoso autore de Il signore degli anelli: l’ho scoperta casualmente girovagando in una libreria qualche anno fa e confesso di essere rimasto piacevolmente sorpreso e una volta tornato a casa ho letto il libro tutto d’un fiato. È un racconto diverso dagli altri, almeno da quelli più conosciuti: nell’introduzione il figlio primogenito di Tolkien racconta che la prima versione della storia fu narrata dal padre in occasione di un picnic che la famiglia fece nelle campagne inglesi quando, sorpresi da un temporale, dovettero trovare riparo sotto un ponticello di pietra. Lo spunto portò a una prima stesura del racconto in ventisei pagine che il filologo mise poi da parte per poi dedicarsi alla scrittura dello Hobbit, pubblicato nel settembre del 1937. Il successo, come sappiamo, fu enorme e questo spinse gli editori a chiedere al professore di scrivere la continuazione di questo libro, cosa che avvenne con la trilogia dell’anello, sperando che potesse essere pronto già per il natale dello stesso anno. Ma le cose andarono diversamente: i tempi si allungarono a dismisura e il romanzo vide la luce solo tra il 1954 e il 1955. Per non lasciare tutto in aria Tolkien propose, in alternativa, la pubblicazione dell’avventura del fattore Giles, poiché era già pronto per la pubblicazione. Il racconto, come si legge da una lettera presente nell’introduzione del libro, fu ampliato di un buon 50% e quindi poté essere dato tranquillamente alle stampe. Ora occorre fare una premessa: il racconto che noi oggi leggiamo è diverso dalla prima stesura manoscritta che in origine era molto più breve, ma intuendone il potenziale, il professore di Oxford lo ampliò e lo rese adatto ad una lettura da parte di un pubblico più maturo. Fu pubblicato nel 1949.
Salve a tutti e benvenuti a bordo. Questo blog nasce dal mio desiderio di scrivere e far conoscere storie, fiabe e libri e leggende e musiche che forse sono sconosciute ai più; in questo nostro mondo sconvolto dalla pandemia e dagli stravolgimenti climatici, i libri, con i suoi eroi e antagonisti, i suoi mondi fantastici e reali, rappresentano un’arma senza polvere da sparo contro l’ignoranza e la brutalità che affligge il pianeta. Sta a noi trovare la chiave per aprire quella porta che ci farà uscire dalle tenebre per ritornare nuovamente “a riveder le stelle”. E allora incominciamo questa nostra avventura con un classico della letteratura che ci farà solcare gli oceani e ci scaraventerà in un’epoca piena d’intrighi, ammutinamenti e tesori nascosti in sperdute isole dei Caraibi: sto parlando ovviamente dell’ “Isola del tesoro”, senza dubbio l’opera più nota di Robert Louis Stevenson, mancato avvocato scozzese, affetto da tubercolosi sin dall’infanzia e costretto a trascorrere gli ultimi suoi anni di vita nelle isole Samoa (fu soprannominato Tusitala, il narratore di storie, dagli indigeni).